n. 41
LA PATRIA ED I SUOI
EROI
Il Capitan America Nero
(seconda parte)
« Non sono interessato alla
vostra simpatia o antipatia... tutto quello che chiedo è che mi rispettiate
come essere umano. » (Jackie Robinson) |
Washington Ufficio del senatore Fred Davis,
ora.
Quest’oggi si erano
riuniti quattro diverse generazioni di uomini, tutti con un unico comune
denominatore: Capitan America. Il più prestante dei quattro era Steve Rogers,
l’uomo che diede vita alla leggenda. Poi c’era J. Will Mace, che non ha mai
indossato l’uniforme a stelle e strisce, ma ha la particolarità di essere allo
stesso tempo figlio, nipote e padre di ben tre Capitan America. Al suo fianco
suo figlio Jeff, l’attuale Capitano, che ha ereditato lo scudo direttamente da
Steve. Erano stati convocati d’urgenza dal sen. Davis, che in gioventù vestì i
panni di Bucky, affiancando in missione ben due Cap (rispettivamente, lo zio e
il padre di Will). Per tutti quanti dunque era una questione personale
l’apprendere dell’esistenza di un altro Capitano di cui nessuno aveva mai
sentito parlare. Fred iniziò a parlare:
<Come vi avevo
anticipato per telefono, non siete i soli ad avere chiesto informazioni
relative a questo “Capitan America nero”. Sapere se fosse reale o un’invenzione
è stata una delle prime cose richieste dal presidente Obama non appena è stato
eletto. E’ per questo che sono stato così celere nel reperire le informazioni
che mi avete chiesto: erano mesi che le stavamo raccogliendo... e probabilmente
qualcuno voleva ingraziarsi il primo presidente di colore, scovando il
fascicolo riguardante il Cap nero.>
<Siamo stati
fortunati dunque. E allora?>
<Capisco la
vostra impazienza, ma prima di cominciare, ditemi... cos’è che sappiamo di
preciso del Progetto Rinascita?> (1)
Padre e figlio
lasciarono la parola a Steve, il diretto interessato.
<Il primo soggetto a cui fu somministrato il siero del supersoldato fu il soldato Clinton McIntyre. Un generale idiota non voleva che somministrassero il siero a me, reputandomi troppo debole. McIntyre era stato imprigionato per aver ucciso il suo superiore, e accettò di sottoporsi al test in cambio della grazia. Purtroppo la formula che utilizzarono su di lui era incompleta, e per questo motivo cadde in uno stato comatoso simile alla morte. Poi toccò a me, e il siero del supersoldato trasformò il gracile ragazzo di Brooklyn nell’uomo che avete di fronte. Cosa accadde dopo è di dominio pubblico: il professor Erskine, l’unico a conoscere il contenuto della formula, venne ucciso da un sabotatore nazista, facendo di me un soggetto unico. Da quel che ne so, il progetto Rinascita finì quella notte.>
<Giusto. Sappiamo inoltre che alcuni dei suoi appunti
vennero rubati e portati in Germania, ma non furono mai utilizzati. Vennero
ritrovati anni dopo dall’uomo che conosciamo come il “Cap degli anni
<Esattamente> riprese Steve <Qualche anno fa ho scoperto che poco prima della guerra del Vietnam il governo riprese il progetto Rinascita, cercando di riprodurre un nuovo supersoldato. Di tutti coloro che si sottoposero al trattamento ne sopravvisse solo uno.>
<Il Battaglione V fece da consulente. Fu il nostro più grande errore. L’unico soggetto sopravvissuto era un reduce della guerra di Corea e soffriva di gravi disturbi psichici, tutti peggiorati dal trattamento a quanto ho capito. Perse il controllo durante una missione in Vietnam nel 1966 e Tom Raymond, Toro, che era presente, fu costretto ad ucciderlo per proteggere lui ed altri. Questo almeno ci raccontò.> disse Fred.
<Incredibile.> commentò Jeff.
<Ma poco sorprendente, in fondo> disse Steve <Certa gente non impara mai dai suoi errori. Ci riprovarono ancora, anni dopo. Fecero venti tentativi, tutti morti tranne uno: il soldato Frank Simpson, nome in codice “Nuke”. Quello psicopatico mise a ferro e fuoco Hell’s Ktichen poco tempo fa, ma io e i Vendicatori lo arrestammo, dopo che Devil lo sconfisse in combattimento. Fu indagando sul suo conto che venni a sapere quanto vi ho appena detto. E’ morto sotto i miei occhi comunque, e da allora non ho più saputo nulla sul progetto Rinascita.>
<Capisco. Ed ecco quello che non sai: i tuoi successi come Capitan America spinsero il governo a fare nuove ricerche per riprodurre un nuovo siero. Di questo venne incaricato il generale Walker Price. Lui...>
<Price, hai detto?> lo interruppe Steve.
<Si. Lo conosci?>
<L’ho incontrato un paio di volte, mi ha fatto i complimenti, tutto qui. Ma il generale Philips ne parlava malissimo; diceva che si sarebbe trovato maggiormente a suo agio combattendo dall’altra parte della barricata.>
<E aveva perfettamente ragione a dire così, da quanto ho letto su di lui. Price (2) prese trecento soldati da Camp Cathcart, in Mississippi, per farne delle cavie per la ricerca. La particolarità è che tutti quei plotoni erano composti unicamente da soldati di colore. Price sosteneva che era “quella gente” a dover correre i rischi di quegli esperimenti così pericolosi. Di tutti quei ragazzi ne sopravisse solo uno.> passò loro una fotografia che ritraeva un paffuto ragazzo di colore.
<Isaiah
Bradley, di
<Un solo successo su trecento però convinse il governo a sospendere il progetto. Sotto il comando di Price, Bradley si unì a un commando composto principalmente da soldati di colore, cui Price affidava le missioni più disperate, senza che ricevessero alcun riconoscimento governativo... dei veri e propri “Bastardi senza Gloria” è proprio il caso di dirlo. La loro esistenza era sconosciuta ai più, ed erano considerati sacrificabili. Nel 1942 li mandarono nella Foresta Nera, sembra per fermare dei rifornimenti di armi per i crucchi, ma scoprirono che invece si trattava di attrezzature mediche... l’intelligence britannica ci informò per cosa servivano quelle forniture: i nazisti erano sul punto di riprodurre in serie la formula del siero del supersoldato, la stessa creata da Eric Schimdt e che somministrò a Brian Falsworth, il Distruttore, l’anno prima. In quella missione l’intera squadra venne eliminata, e il solo Bradley tornò a fare rapporto.
Pare che il generale diede degli incapaci a quei valorosi soldati rimasti uccisi, e la cosa scatenò la furia di Isaiah, che in preda alla rabbia lo prese a pugni...comprensibilmente, aggiungo io. Come avrete immaginato, fu arrestato per insubordinazione, ma a Price questo non bastava. Gli ordinò di tornare indietro, di penetrare da solo nel campo di concentramento di Schwarzbitte e farlo saltare per aria... praticamente una missione suicida, e questo Bradley lo sapeva bene. Per questo motivo, rubò una delle tue uniformi e un vecchio prototipo del tuo scudo triangolare; decise di affrontare la morte con addosso il tuo costume. Fu paracadutato tra le linee nemiche e, grazie a lui, i tedeschi videro andare in fumo anni e anni di ricerche e dovettero ripartire da zero.>
<Allora quel ragazzo diceva la verità!> esclamò Jeff <Che ne fu di lui? Morì al campo?>
<Suppongo che ebbe dei figli, prima...> aggiunse Will.
<Un momento... Isaiah Bradley non morì a Schwarzbitte.>
<Cosa? E’ sopravissuto?>
<Si, è così. Venne catturato e torturato per settimane, dopodichè lo spedirono ad Auschwitz affichè Mengele traesse dal suo corpo i segreti del siero del supersoldato. Fortunatamente, nel tragitto il furgone che lo trasportava venne intercettato dalla resistenza partigiana. Lo salvarono e lo tenne nascosto per quasi un anno, poi riuscirono ad arrivare in Belgio e da lì riuscirono a rimandarlo a casa.> Il tono di Fred si fece più triste.
<Ed è qui che la nostra storia diventa davvero triste: il ritorno negli States però non fu lieto per Isaiah; venne processato davanti alla corte marziale per diserzione in tempo di guerra e per il furto del costume e dell’attrezzatura che, sommato al precedente episodio di violenza, gli costò la condanna all'ergastolo.>
<All’ergastolo?> disse Steve, incredulo.
<Purtroppo andarono così le cose. Il suo superiore affermò che nel periodo in cui fu nascosto dai partigiani in realtà Bradley disertò per evitare l’arresto per insubordinazione. Dall’aprile del 1943 Isaiah Bradley passò 18 anni in isolamento a Fort Leavenworth. Non solo, pare che il siero del supersoldato cominciò a deteriorarsi e la mancanza di cure mediche specializzate, senza contare la prigionia e le torture subite in Germania, gli causarono dei danni cerebrali permanenti.>
<Mio Dio...> disse nuovamente Steve.
<Bradley rimase a Leavenworth fino al 1961, quando il
presidente Kennedy (3) gli concesse
la grazia, e potè finalmente tornare a casa. Nessuno però venne a sapere di
quanto gli accadde: gli esperimenti a cui parteciparono lui e gli altri
trecento soldati non sono “mai avvenuti”. Si dice che alcune informazioni che
riguardavano Bradley fossero contenute in uno dei nastri di Nixon. Il presidente Kennedy sembra volesse rendere
pubblica la sua storia l’anno dopo, ma
<Sono episodi come questi che mi fecero maturare la decisione di abbandonare lo scudo e il nome di Capitan America... non riuscivo a rappresentare un paese capace di fare cose del genere. Ma sono gli uomini come Isaiah Bradley che noi rappresentiamo, non il governo> disse Steve guardando in direzione di Jeff <Non dimenticarlo mai.>
<Non lo farò> rispose annuendo con la testa <Ma dimmi Fred... Walker Price qualche parente ancora in vita? Qualcuno che può confermare questa storia?>
<Si, ha un figlio, anch’esso generale, ricoverato in una clinica per veterani che non gode di buona salute....>
<Dammi il suo indirizzo. Ho come l’impressione che la rivista “Now” voglia fare un articolo sul Cap nero... e lui è l’unico uomo che può aiutarmi.>
Il giorno dopo, infatti, il giovane giornalista si recò alla clinica dove era ricoverato il figlio del generale Price, Arnold, per chiedere che gli venisse concessa un’intervista. Questi decise di incontrare il ragazzo seduto su una panchina del cortile interno.
<Ho deciso di incontrarti, ragazzo, perchè ormai sono vecchio e solo, e parlare con qualcuno è un piacere che diventa meno frequente ogni anno che passa.>
<La ringrazio generale. Sono qui per chiederle di parlarmi di un argomento che aveva a che fare con suo padre: il Capitan America nero.>
<E’ per lui dunque? Lo immaginavo... lei non ha idea
quante persone, dagli anni
<Generale, mi parli del ruolo che suo padre ebbe nel progetto Rinascita.>
<Tutto cominciò dopo Pearl Harbor. Lo scoppio della guerra, insieme ai successi delle imprese di Capitan America, spinse il governo a riprendere il programma. Mio padre venne incaricato di coordinare il tutto. Non voleva che dei bravi ragazzi come te rischiassero la pelle per degli esperimenti tanto pericolosi, ordinò quindi che i test fossero eseguiti su dei eseguiti unicamente su soldati negri... che fossero loro a sobbarcarsi i rischi. Non so bene il perchè, ma riuscirono ad ottenere un solo successo, Bradley: fu l’unico a non avere effetti collaterali. Qualcuno ebbe l’ardire di suggerire un suo impiego al fianco di Capitan America... te lo immagini? Che assurdità!>
<Ma perchè signore? In fondo era l’unico supersoldato che erano riusciti a creare...>
<Metterlo in coppia con Cap? Sei pazzo, figliolo? Un negro al fianco del simbolo degli Stati Uniti? E cosa sarebbe successo se in qualche missione egli fosse sopravissuto e Cap no o, peggio ancora, se si fosse rivelato migliore di lui? No, non doveva accadere! Era un rischio che non potevamo correre... per questo mise Bradley assieme ad un’accozzaglia di suoi simili e li mandò nel cuore dell’Europa a compiere le missioni più rischiose e complicate... tanto erano sacrificabili, carne da cannone... chi diavolo li avrebbe pianti?>
Jeff trattenne a
stento l’impulso mollargli uno schiaffo, ma si trattenne anche pensando alla
sua età poi gli disse:
<E’ vero che
distrusse un avamposto nemico?>
<Oh si, fece saltare in aria un ’intero campo di concentramento. Vedi, all’epoca cercare di creare il proprio supersoldato era l’apice della corsa agli armamenti, e i crucchi erano sul punto di sviluppare il loro. Fu mio padre a dare l’ordine di mandare Bradley sul posto per impedirlo. Ma non gli diede l’autorizzazione di prendere l’attrezzatura di Cap, dio m’è testimone... quel, quel... animale osò prenderne il costume e lo scudo. I tedeschi avrebbero dovuto metterlo nelle camere a gas con gli altri... ma sembra che riuscì a scamparla. Un anno dopo tornò e in patria... e lo fece arrestare!> gridò alterandosi <Proprio così, lo mandò alla corte marziale, quel cane, per insubordinazione, furto di materiale top secret e diserzione... e gli diedero l’ergastolo! Ci mancava solo un Capitan America negro, per Dio! Loro avevano già i loro Jesse Owens o Joe Louis... che tra l’altro, non avrei mai mandato a rappresentarci nel combattimento contro Max Schmeling.> e mentre il generale andava avanti nel suo turpiloquio razzista, a Jeff tornarono in mente le parole che disse Steve nell’ufficio di Fred, riguardo al fatto di come sarebbero potute andare le cose, se quell’uomo non avesse tenuto segreta l’esistenza di Isaiah... forse Bucky non sarebbe morto, e forse l’America avrebbe vinto la guerra senza ricorrere all’atomica. E quanto bene avrebbe fatto all’integrazione razziale l’esistenza di un simbolo nazionale afroamericano...dall’ostracismo di Jackie Robinson al pestaggio di Rodney King, quante cose di sarebbero potute evitare... tornò alla realtà, e gli disse:
<Generale, l’infermiera mi ha detto che ha subito un intervento qualche anno fa>
<Oh si. Ho subito un trapianto di rene, il mio ormai era andato...eh, alla mia età si inizia a marcire.>
<Quel che lei non sa, generale, è che nella comunità di colore vi sono alcuni tra i maggiori donatori di organi d’America. Proprio così, il rene che le hanno dato potrebbe appartenere a qualcuno di quegli “animali”. Ci pensi, per il tempo che le resta da vivere...> e si alzò dandogli le spalle, lasciando l’uomo ai suoi dubbi.
Con la conferma della storia avuta da Price, adesso non rimaneva altro che renderla pubblica. Steve e Fred cominciarono a muoversi in tal senso, mentre Jeff contattò Bucky: fu un gioco da ragazzi scoprirne l’identità, una volta scoperto che Isaiah Bradley aveva un nipote di diciassette anni di nome Elijah. Così un pomeriggio, mentre il ragazzo era su Facebook a chattare con gli amici, improvvisamente sullo schermo del suo PC si aprì un e-mail, senza che lui cliccasse nessun tasto.
<Ma cosa...?> disse quando, leggendone il testo, lo lasciò senza parole.
Eli, sono Capitan America.
Avevi ragione, erano tante le
cose che non sapevo su tuo nonno.
Ma ha raccolto diverse
informazioni sul suo conto. Dobbiamo parlare.
Incontriamoci dove ci siamo visti
l’ultima volta, a mezzanotte.
Vedi di esserci, non mancare.
<Oddio! Sono fregato. E chi caz&% si aspettava che sarebbe andato ad indagare?? ! E adesso che faccio?> cominciò a porsi centinaia di volta questa domanda, fino a quando al calare della notte indossò il suo costume e decise di affrontarlo. Che cosa avrebbe potuto fargli? Si presentò sul tetto in anticipo rispetto all’orario stabilito, quando finalmente lo Scudiero a stelle e strisce arrivò.
<Eccoti qui. Grazie per la puntualità.>
<E’ da venti minuti che sono qui. Di cosa volevi parlarmi?> disse rimanendo sulla difensiva.
<Come ti ho anticipato nella mia lettera, sono qui per dirti che avevi ragione: nè io nè chi m’ha preceduto eravamo conoscenza della sua esistenza. Credimi Eli, se avessimo saputo quello che ha passato, avremmo fatto qualsiasi cosa per lui. E quando penso che se non ti avessi incontrato ancora oggi non saprei nulla di lui, io... > scosse la testa, sospirando, con un espressione dispiaciuta. Poi riprese a parlare:
<Comunque, ti ho convocato qui stasera perchè volevo presentarti una persona che voleva conoscerti...> la luce della luna proiettava su Eli un enorme ombra. Il ragazzo si girò di scatto.
<Non temere ragazzo, non sono qui per aggredirti.>
<Ti conosco. Sei Battlestar. Eri in coppia con quel Capitan America che venne ucciso.> (4)
<La mia fama mi precede, vedo. Quello che forse non sai è che prima ho indossato lo stesso costume che indossi tu.>
<Davvero?>
<Già, non sei il primo fratello a farsi chiamare Bucky. Ma questo è un argomento che tratteremo dopo, ora dimmi, è vero quello che mi ha detto Cap? Che sei il nipote del Capitan America nero?>
Elijah gli raccontò la storia di suo nonno, confermandogli quanto in precedenza gli aveva detto Cap.
<Incredibile...esiste veramente! Il Cap nero... mio dio, sai che significa per la nostra gente? Quando piccolo a Chicago c’era un enorme murales che lo raffigurava, davanti casa mia. Pensa che chiesi di lui quando cominciai a lavorare per il governo, ma mi dissero che era un’invenzione, una fantasia.>
<Posso garantirti, Battlestar, che anche all’interno del governo erano pochissime le persone a conoscere questa storia.>
<Ad ogni modo ragazzo> continuò Battlestar <Rimane aperta la questione del tuo nome. Capisco perfettamente il motivo per cui l’hai scelto ma forse c’è qualcosa che dovresti sapere... sai perchè vi rinunciai?>
<Uh, no.>
<Perchè venni a sapere che in alcuni stati è così che chiamano i neri. E’ un termine che ha connotazioni razziste, in quanto risale ai tempi della schiavitù, per cui non è fa onore ai fratelli portare questo nome.>
<Non ne ero a conoscenza, credimi. Se lo avessi saputo non... mi cercherò un nuovo nome in codice.>
<Lieto di sentirtelo dire. Ora, se mi permetti...> Lemar Hoskins prese il suo scudo e glielo porse <Vorrei omaggiarti con un piccolo regalo...>
<Il tuo scudo? No, non posso accettare...> (5)
<Stronzate si che puoi. Questa è una professione pericolosa, e questo può salvarti la vita. Non preoccuparti per me, ho ancora alcuni contatti governativi che possono procurarmene un’altro senza alcuno sforzo.>
<Io... non so proprio cosa dire. Sono commosso. Grazie Battlestar.>
<Chiamami Lemar> gli disse stringendogli la mano.
<Ora tocca a me, invece. Come hai potuto vedere la prima volta che ci siamo incontrati, ho messo su una squadra, un team che mi possa aiutare in quei casi non di competenza dei Vendicatori.
Quando ho messo su questa squadra ho pensato proprio a quelli come te, quei giovani giustizieri che vivono isolati dalla comunità dei supereroi, standosene nell’ombra e sprecando le loro potenzialità in attività poco proficue...>
<Come quelle dell’altra sera, intendi dire?>
<Precisamente. Vorrei che ti unissi a noi. Avrai scopi molto più nobili. Potrai allenarti con noi nella nostra palestra dei Vendicatori, e...>
<Non è necessario che tu vada avanti Cap. Accetto la tua proposta.> disse e per la prima volta da quando si conobbero, gli sorrise.
Casa Bradley,
Bronx, alcuni giorni dopo.
Le novità non erano terminati, per i Bradley. Quel pomeriggio Steve Rogers, spacciandosi per un ufficiale dell’esercito americano (cosa che non era difficile per lui, in fondo era quasi la verità e Nick Fury non fece problemi a fargli avere credenziali fasulle) bussò alla loro porta. Ad aprire la porta si presentò Faith Bradley, la nonna di Eli.
<Buongiorno signora. Lei è Faith Bradley?>
<Si signore. Per cosa...>
<Riguarda suo marito signora. Posso parlarci?>
<Isaiah non è qui al momento, tornerà a minuti. Mio nipote lo ha accompagnato a fare una passeggiata nel parco.>
<Potrei aspettarlo dentro, signora? E’ una questione molto molto importante.> chiese gentilmente
<Prego, si accomodi. Ma la devo avvertire che mio marito soffre di autismo, e ha alcune difficoltà nel comunicare.>
<Ne sono al corrente.> rispose varcando la soglia. Una volta dentro, vide sul mobile dell’ingresso una foto che attirò la sua attenzione.
<E’ suo figlio, questo?>
<Si, il mio Josiah. E’ morto durante l’11 settembre, mentre cercava di soccorrere alcune persone intrappolate fra le macerie.>
<Deve andare molto orgogliosa...>
<Si, molto. Non vorrei essere indiscreta, ma le dispiace se le chiedo il motivo della sua visita?>
<Certamente. Vede, recenti ricerche volute dal presidente Obama hanno fatto si che il fascicolo su suo marito, tenuto segreto per tutti questi anni, è divenuto pubblico. Sappiamo che suo marito
Venne sottoposto al progetto supersoldato e che è l’uomo che alcuni siti internet definiscono il Capitan America nero. So che nulla di quello che sto per dire e fare, signora, vi ripagherà per quanto avete patito, e che la vostra storia rientra tra le pagine più nere della nostra nazione, ma sono qui per dare il giusto onore alle imprese di suo marito.>
Quasi come se avesse sentito le parole di Steve, Eli ed Isaiah entrarono in casa proprio in quell’istante. Steve gli andò incontro.
<Nonna, che ci fa un soldato in casa nostra?>
<E’ qui per tuo nonno. Dice che il presidente ha chiesto di conoscere la sua storia>.
Steve si mise sull’attenti.
<Salve mr. Bradley. Sono Steve Rogers, capitano dell’esercito degli Stati Uniti. Sono molto onorato di conoscerla. Non so dirle quanto mi dispiace per quello che è successo a lei e la sua famiglia e come dicevo poca fa a sua moglie, so che niente potrà ripagarla di tutta quella sofferenza. Tuttavia, è mio dovere consegnarle questi oggetti che le sono venuto a portare.> così dicendo aprì la valigia che portava con se, da dove tirò fuori un costume da Capitan America.
<Quella che le consegno non è una copia dell’uniforme del Capitano, ma viene direttamente dalla base dei Vendicatori, apparteneva all’originale Capitan America. Sono certo che se fosse ancora tra noi sarebbe venuto lui in persona a consegnargliela.>
Isaiah non parlava ma il sorriso che gli illuminò il viso era eloquente.
<E’ bellissima! Nonno, hai visto? Vieni, ti aiuto ad indossarla> e mentre Eli lo aiutava, Steve andò avanti a parlare:
<Non mi è stato possibile recuperare il suo scudo, ma sono certo che apprezzerà quello che ho uno qui con me> dalla valigia estrasse l’inconfondibile scudo rotondo di Capitan America, il simbolo dell’eroe conosciuto in tutto il mondo.
<Anche questo che le consegno è un pezzo originale. Mi è stato consegnato personalmente dai discendenti del terzo Cap di cui, per ragioni che sono certo comprenderete, non posso rivelarvi il nome ma che si sono detti onorati di potervi consegnare questo cimelio di famiglia.>
<Un momento, scusi... ha detto “terzo” Cap? E quanti ce ne sono stati?>
<E’ così Eli. Dopo che il Cap originale venne dato per morto, nel ’45, il presidente Truman ordinò ad un altro eroe americano, noto come Spirito del 76, di continuarne l’opera indossandone il costume, allo scopo di tenere alto il morale delle truppe. Quando quest’uomo morì, un terzo uomo ne prese il nome... forse se lo ricorderà signora, si faceva chiamare il Patriota e combattè sul fronte interno, durante la guerra.>
<Si, in effetti è un nome che mi è familiare...>
<Ecco, nei panni di Capitan America quell’uomo salvò l’allora candidato alla Camera dei Rappresentanti John Fitzgerald Kennedy dalle grinfie di un pazzo... salvo la vita all’uomo che diede la libertà a suo marito. E come vi dicevo la sua famiglia mi ha autorizzato di darvi questo scudo.> nel vedere suo nonno con il costume e lo scudo di Cap, Eli si sentiva orgoglioso come non mai.
<Adesso la cosa più importante. Il presidente vuole consegnare personalmente la medaglia d'onore del congresso a suo marito. La cerimonia si terrà alla Casa Bianca questa domenica.>
<Il presidente? La medaglia... nonna, hai sentito?> ma Faith, tra le lacrime di gioia, andò ad abbracciare il suo amato marito.
<Signora, potrei parlare con suo marito un momento, in privato?>
<Certamente> rispose asciugandosi le lacrime <Vieni Eli, andiamo a preparare il the.> e li lasciarono soli.
Preso dalla curiosità il giovane sbirciò di nascosto, per cercare di capire cosa avesse da dire al nonno; non riuscì a sentire nulla, ma vide Isaiah alzarsi dalla poltrona e abbracciare quel soldato, un gesto che nelle sue condizioni acquisiva un significato enorme. Eli non immaginava minimamente che Rogers gli avesse appena rivelato la sua vera identità ed espresso tutta la sua ammirazione e il suo rispetto.
Quello fu uno dei giorni più belli nella vita di Elijah Bradley. Finalmente tutta l’America, tutto il mondo avrebbe conosciuto la storia di suo nonno, quella che lui aveva sempre raccontato e alla quale nessuno aveva mai creduto. Il ragazzo stava provando un senso di realizzazione e di riscatto. Gli pareva di vivere quella scena di “Forrest Gump” quando il protagonista incontrava i presidenti Kennedy, Johnson e Nixon, solo che questa non era una ricostruzione al computer in bianco e nero: stava accadendo adesso, a suo nonno, che per l’occasione sotto la giacca indossava il costume di Cap che quel soldato biondo aveva portato a casa. Il presidente Obama fece un discorso molto commovente, prima di consegnargli la meritatissima medaglia. Presenti in sala di erano tantissime persone, molte di queste erano celebrità: c’era Nelson Mandela, c’era il re del Wakanda T’Challa, c’erano i figli di Martin Luther King e di Malcolm X, c’era, Jesse Jackson, Colin Powell, Condoleeza Rice, Mohamed Alì e tante altre famose personalità afroamericane legate alla politica, allo sport e allo spettacolo. Il regista Spike Lee parlava di fare un film sulla sua vita, e gli attori Samuel L. Jackson, Morgan Freeman, Denzel Washington e Will Smith volevano tutti avere una parte, ognuno a rappresentare un periodo differente della vita di Isaiah.
C’erano anche tante altre persone ad omaggiare il Cap nero, legate alla comunità supereroistica ma che si presentarono in borghese per non farsi pubblicità e distogliere l’attenzione da Isaiah.
C’era il senatore Fred Davis, colui che portò il fascicolo al presidente Obama.
C’era Luke Cage, che aveva molto in comune con lui.
C’era l’assistente sociale Sam Wilson, assieme alla famiglia.
C’era Lemar Hoskins.
C’era Bill Foster con suo nipote Tom.
C’era Monica Rambeu con i genitori, il cui padre non riusciva a trattenere le lacrime.
C’era Edwin Jarvis, il maggiordomo dei Vendicatori.
C’era l’intera famiglia Mace e molti rappresentanti del Battaglione V.
Tutti presenti per omaggiare un eroe sfortunato che ha sofferto come pochi nella vita. Isaiah Bradley abbracciò la moglie e il nipote, che non riuscivano a fermare le lacrime di gioia.
Epilogo
Elijah Bradley era un ragazzo sveglio. Tutte quelle belle cose accadute alla sua famiglia erano cominciate da quando aveva con Capitan America; sapeva benissimo che avevano in qualche modo a che fare con lui, non credeva nelle coincidenze. Doveva assolutamente ringraziarlo, la prossima volta che si fossero incontrati. Intanto aveva seguito il consiglio di Battlestar e aveva scelto un nuovo nome in codice. Aveva fatto alcune ricerche su Internet riguardo a quel Patriota che salvò il futuro presidente Kennedy nei panni del terzo Cap, e decise di utilizzare quel nome in onore di quell’uomo. Mentre saltava di tetto in tetto, sentì un sibilo nell’aria e vide ai suoi piedi infilzarsi una freccia. Prese il suo scudo e si girò di scatto, pronto a combattere.
<Metti via lo scudo, Bucky. Non sono qui per battermi, ma per parlare.> disse la ragazza incappucciata.
<Non sono Bucky. Mi chiamo Patriot.>
<Dovresti cambiare costume allora. Potrei aiutarti a procurartene un’altro.>
<Chi sei tu? E cosa vuoi da me?>
<Mi chiamo Black Arrow, e sto per farti la migliore offerta della tua vita...>
Fine.
Le Note
1 = Quella che
segue è la cronologia esatta del progetto Rinascita e di tutti i supersoldati
americani. Nell’elenco che fa Steve nella storia manca un soggetto, come sa
bene chi segue la serie regolare del Capitano scritta da Carlo Monni. Si tratta
di Mike Rogers, un lontano parente di cui il nostro Steve non sa nulla, che
venne sottoposto al siero quando venne trovato tra i feriti del bombardamento
di Pearl Harbor. Al momento in cui si svolge questa storia, nessuno di loro è
al corrente della sua esistenza, ma a voi lettori confessiamo che fu l’altro
uomo dopo Bradley a ricevere il siero e a non avere effetti collaterali. Per
cui la sequenza esatta è:
- Clinton McIntyre
-Steve Rogers
-Isaiah Bradley
-Mike Rogers
-Cap anni 50 & Jack Monroe
-Cap 1966
-Frank Simpson
Almeno fino a
nuove rivelazioni...
2 & 3= La
storia di Isaiah Bradley e il suo triste fato è tale e quale originale
americana, troppo bella per cambiarla, tranne per alcuni dettagli. Nella storia
scritta da Morales fu Eisenhower, nel giorno dell’insediamento di Kennedy, a
concedere la grazia a Isaiah, nella mia è JFK. Come leggerete qualche pagina
dopo, non è per un mio capriccio ma ha una sua funzione: Kennedy fu salvato dal
Patriota (il nonno di Jeff) nella sua prima missione come Capitan America III,
e quindi fu grazie a lui che potè divenire presidente e concedere la grazia a
Isaiah. Dunque Elijah ha una valida motivazione per scegliere come nuovo nome
da battaglia Patriot che, come ha fatto
4= Il Capitan
America assassinato a cui fa riferimento Eli non è altri che John Walker alias
USAgent: come sanno i lettori di Capitan America, anni fa a Steve Rogers venne
imposto dal governo di lavorare direttamente per loro o di dimettersi. Non
volendo rinunciare alla propria autonomia, Rogers restituì scudo e costume di
Capitan America, che passarono nelle mani di John Walker, la cui identità
segreta venne rivelata in diretta nazionale da due ex soci di Walker, noti come
Destrorso e Sinistrorso, proprio nel giorno in cui Battlestar rinunciava al
nome e al costume di Bucky per i motivi che avete letto sopra. In seguito,
durante la conferenza stampa in cui al Cap originale venne restituito nome e
scudo, Walker venne ucciso in un attentato. Questo si rivelò una farsa
inventata dal governo, in modo da curarne la fragile psiche (Walker perse la
ragione quando un gruppo di terroristi chiamati i Cani da Guardia uccise i suoi
genitori) e ristabilire il suo anonimato, diventato USAgent. Elijah è a
conoscenza di questi eventi in quanto sono accaduti davanti alle telecamere.
5= Come sapete,
Patriot utilizza uno scudo triangolare decorato con le stelle e strisce della
bandiera USA, molto simile a quello che utilizza Battlestar.
Nel MU – se la memoria non m’inganna – glielo
procurò Kate Bishop durante la battaglia contro Kang il Conquistatore. In MiT
ho pensato che fosse più plausibile che sia Battlestar ha regalarglielo (lui ha
i mezzi per procurarsene un altra copia, Elijah no.)
Ora facciamo come
i quei vecchi films tipo “American Graffiti” o “Animal House” e vediamo cosa ho
in serbo per i personaggi apparsi in questa storia in due parti:
*Come avete visto
nell’epilogo del racconto, Patriot incontra Black Arrow che gli proporrà di
unirsi ai Giovani Vendicatori. Se siete interessati a saperne di più, seguite
le loro avventure nella serie a loro dedicata, di cui presto comincerò ad occuparmi.
*Per seguire le
gesta di Cap/Jeff Mace e Occhio di Falco vi rimando alle rispettive testate,
scritte da Carlo Monni (la prima) e da me (la seconda).
*Steve Rogers
uscirà dal suo esilio dorato e tornerà in azione quando il passato tornerà a
bussare alla sua porta. Se avete sentito la sua mancanza, non perdetevi la
miniserie “Steve Rogers: Supersoldier”.
*Anche per
Battlestar ci sono novità in vista: pare che sostituirà il suo vecchio amico
USAgent come rappresentante degli USA in WorldWatch.
E con questo è
tutto. Ci vediamo sulle altre serie MiT!
Carmelo Mobilia